I nostri ragazzi…ce l’hanno messa tutta!
Ce l’hanno messa tutta: i ragazzi della formazione professionale che si sono impegnati in questa gara, ce l’hanno proprio messa tutta. Ce l’ha messa tutta Alessia, la più piccola a gareggiare per la nostra scuola, che timidamente seduta vicino a me, abbassa lo sguardo, tira fuori il cellulare dalla tasca e muove i polpastrelli sul display cercando di completare il livello di un gioco. Ce l’ha messa tutta perché mi dice che le spiace non essere in finale, per un punto, ma che è al primo anno, che ci sono ancora due anni per riprovare. Mi dice che è stata la prima a passare e l’emozione gioca brutti scherzi. Ce l’ha messa tutta perché non ha sbagliato nulla, non ha fatto alcuna brutta figura, ce l’ha messa tutta perché nonostante tutto ha incoraggiato e fatto il tifo per i suoi compagni. Ce l’ha messa tutta Samuele, che dopo essersi visto nel video, si rivede ancora altre volte per capire se ha fatto errori e quali. Ce l’hanno messa tutta i giovani che con entusiasmo hanno partecipato a un evento complesso e apparentemente semplice: cosa sarà mai fare un cappuccino in poco tempo e gareggiare a suon di colpi di tazza di cappuccino? Sarà credere nella costruzione di un presente e di un futuro migliore, per tutti loro. Con l’aiuto dei professori, di cui cercano il sostegno e l’approvazione con lo sguardo mai come in questa occasione, con l’aiuto delle aziende e degli sponsor che li hanno sostenuti e li sostengono anche in piccoli eventi come questo. Ce l’hanno messa tutta anche gli ex compagni, che si fanno un giro per vedere l’evento e rimpiangono di non essersi impegnati abbastanza quando è toccato a loro, l’anno passato. Facendo un giro per Torino, a partire da piazza Statuto fino ad arrivare a piazza Vittorio, zigzagando per la bella piazza San Carlo o piazza Carignano li trovate gli allievi della formazione professionale, li trovate eccome, nelle caffetterie e nei ristoranti, in quelli storici e in quelli moderni. Sono in mezzo a noi. Una volta erano solo allievi, ora magari hanno ruoli più importanti, ora magari si occupano di responsabilità di un certo tipo, lavorano, con serietà e responsabilità. Sono passati e stanno passando dalla scuola, che con dedizione si prende cura di dare forma e anima alle loro potenzialità. “Tu che fai qui bimba?” – Mi dice un signore mi pare dalla voce piemontese, che è in piedi, appoggiato al suo ombrello chiuso, attaccato al muro come me, osserva la gara e sembra avere molta esperienza di vita. “Beh, sono un’insegnante in una delle scuole in gara”. “Io sono un torrefattore. L’ho fatto per una vita intera. Sai cosa devi dire a questi ragazzi, bimba? Di prendere dalla vita tutto il bello che c’è”. Una frase che detta ora, a ragazzi adolescenti, da un signore non certo di primo pelo, non susciterebbe alcun effetto. Se non un cenno con la mano e un “sì sì va bene”. Ma è una frase che risuona nel tempo, “prendere dalla vita tutto il bello che c’è”.
L’Assessore Regionale al Lavoro fa un saluto ai ragazzi dicendo loro di ricordarsi della festa della mamma. Di ricordarsene magari con un cappuccino stupendo. Io penso che se ne ricorderanno. Quelli che la mamma ce l’hanno ancora lo faranno, quelli che la mamma non ce l’hanno, non l’hanno mai vista o l’hanno lasciata nel loro paese hanno vicini insegnanti e compagni che fanno loro da famiglia, per un po’, finché si può, per cercare di vedere insieme tutto il bello che nella vita c’è. L’importante è, quando non c’è o non si vede, quel bello della vita, che i ragazzi abbiano a fianco qualcuno che li aiuti a trovarlo.
Tutti, l’11 maggio, lo hanno fatto. A prescindere dal tipo di scuola, di competizione, di ruolo all’interno della gara, tutti, ce l’hanno proprio messa tutta e quel bello che la vita offre spero possano intravederlo.
Gretel Cecchin